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Immagine del redattoreGiulia Scandolara

Mentre visitavo il Cortona on the move

Aggiornamento: 15 apr 2024


Giulia Scandolara Gestalt Counseling online, lettura dei tarocchi online, tarologa

Cortona on the move è un festival di fotografia necessario. Accende un faro su chi siamo, stupisce, emoziona e fa riflettere. È per questi motivi che ci vado ogni anno. E perché mi permette di capire dove stiamo andando.


Quest’anno il festival è alla sua tredicesima edizione. E ha affrontato due temi scottanti: la povertà, l’estrema ricchezza. È subito chiaro: il divario tra ricchi e poveri è in aumento. E in questo divario non manca la restituzione di una terra che scompare.


"More or Less", questo il titolo del festival, è un sonoro schiaffo di verità. Attenzione: non si parla di verità a noi lontane. Ci siamo dentro, a questi cambiamenti radicali. Ed è forse per questo, che ho deciso di scriverne. Mi sono sentita toccata in prima persona.


Perché ti parlo di un festival di fotografia

Questo articolo nasce dal mio sguardo di Counselor. E propongo riflessioni sulla nostra umanità.


Ma scrivo anche come studiosa di arte (ho pur sempre una laurea in questo settore) e come credente fervente nel circuito artistico.


L’arte è un contenitore esperienziale illuminante. Al pari di un setting terapeutico, ci restituisce ombre e luci di noi stessi. Lo fa senza giudizio. E ci aiuta a crescere.


Nutrirsi di arte è entrare a piene mani nella nostra identità materiale e spirituale. L’arte resta per me un punto di riferimento per capire questa assurda specie che è l’essere umano. Perché sì, ormai è chiaro: siamo folli.


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Annotazioni a margine: visitare una mostra è un fatto arduo

Ogni anno noto che le persone si fanno sempre più rumorose. Le mostre dovrebbero essere luoghi di riconciliazione interiore. E invece no. Si fanno, esse stesse, contenitori delle nostre mille capacità di sfregio. Non sappiamo vedere il mondo in silenzio, o in concentrazione.


Visitatori e operatori museali strillano. Le opere cadono in secondo piano, sotto gli occhi di osservatori distratti che faticano a leggere le schede di sala, scritte con caratteri sempre più grandi.


Non sappiamo fruire dei luoghi del mondo

Selfie, e scatti estemporanei alle opere esposte sono i veri souvenir della mostra. I visitatori che ho incrociato mi sono sembrati non interessati (o educati) a cogliere il senso di ciò che stavano guardando.


È triste. Ma forse non sappiamo più come abitare gli spazi del mondo e fruire delle loro peculiarità. Quello che accade alle mostre, in realtà, fa solo da specchio a quanto accade nelle nostre vite. Non sappiamo leggerci. Non sappiamo fermaci a guardare noi stessi.


Più che una direzione, la nostra è una deriva

Scriveva Susan Sostag: "non c’è cultura senza un principio di altruismo, di considerazione per gli altri (...)". Il festival ritrae un’epoca segnata dalla brama di individualità e libertà, elementi che vanno a braccetto con consumismo sfrenato e auto-esaltazione.


Il potere di una ricerca artistica intelligente

Ci sono artisti che mi hanno trafitto con la loro ricerca, e che hanno alzato il volume della mia tristezza, o della mia indignazione. Questo è un bene. Perché se nulla ci tocca, nulla può essere davvero cambiato. Vale anche nelle nostre vite.


Quando lo schifo arriva al culmine, solo allora siamo davvero predisposti a un cambiamento.


Intanto, in questo post lungo propongo una piccola carrellata su ricerche artistiche da conoscere e approfondire.


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Larry Fink: class issues

Come si distingue una persona ricca da una persona povera? Gli scatti in bianco e nero di Larry Fink sottolineano queste differenze solo apparentemente visive. E allo stesso tempo testimoniano una sciatteria comune, ora tra 'i ricchi', ora tra coloro che vengono definiti 'i poveri'. Vale la pena citare le parole di Fink per capire:


"Nella visione consueta del mondo, se l’osserviamo da una certa distanza, la differenza tra i ricchi e i poveri è enorme. I ricchi si pavoneggiano nei loro abiti eleganti, mettendosi in posa, atteggiandosi. I poveri si agghindano senza fronzoli. Molto probabilmente non potranno permettersi nulla di lussuoso. Tuttavia, nella nostra società, la società capitalistica che conosciamo, la differenza tra ricchi e poveri è in realtà negoziabile. Egoisticamente, a prescindere dal ceto sociale, le persone spadroneggiano sulle altre in vari modi, in base alla personalità e alla disposizione d’animo. Guardando i ricchi e i poveri con obiettività, ciò che trapela sembra suggerire che gli esseri umani non abbiano alcun rispetto o considerazione per gli altri. Il male sembra bilanciare la bontà. Ma in ogni ceto d’appartenenza si possono trovare tendenze umane contraddittorie, una profonda dolcezza e una cattiveria di fondo. Tutto questo per dire che, tra le specie animali, la nostra – con tutta l’intelligenza e la forza d’animo di cui dispone – è probabilmente la più corrotta e corruttrice. È una vita ricca, ma sempre più povera, man mano che andiamo avanti."



Povertà e ricchezza emotiva, anche nel Counseling

Non ci sono altre parole da aggiungere. Se non che, anche nelle sessioni di Counseling, emerge (entro diverse sfumature) lo stesso ritratto: un’umanità fatta di relazioni impossibili, accompagnate da grandi capacità d’amare indirizzate verso la persona sbagliata. Contraddizioni laceranti.


Emozioni eccessive, amori poveri

A una povertà economica e agli eccessi del lusso corrispondono, in effetti, amori viziati, amori capricciosi, relazioni basate sulla manipolazione, carriere lavorative stroncate dal mobbing e dalle invidie.


Amore come trofeo

La brama del potere è ciò che davvero pare far muovere gli ingranaggi di molti rapporti. È un potere svuotato dall’etica. Il potere coercitivo di dominare l’altro e sopraffarlo. Ricchezza e povertà, in fondo, sembrano giocarsi qui. Dove il possedimento non è più la casa, o l’auto. Ma l’amore degli altri, la vincita di un possedimento affettivo.


Zed Nelson: the antropocene illusion

Zed Nelson non parla 'direttamente' di cambiamento climatico. Fa qualcosa di ancora più forte. Scova, con mirabile efficacia, tutti i nostri paradisi artificiali. Oggi distruggiamo il pianeta, costruiamo parchi acquatici, trasciniamo razze in vie d’estinzione in non-luoghi che riproducono il loro habitat originale.


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Ancora una volta emergono tutti i nostri allarmanti contrasti. Scrive Nelson:


“In pochi decenni, noi esseri umani abbiamo alterato il nostro mondo in misura superiore a quanto accaduto in decine di milioni di anni. Si dice che questo pianeta stia attraversando un confine geologico: l’Olocene dell’Antropocene. Abbiamo lasciato la campagna per la città, ci siamo separati dalla terra che un tempo percorrevamo, e dagli altri animali. Ma da qualche parte, nel profondo, il desiderio per la natura rimane. E così siamo diventati maestri di un’esperienza artificiale della natura, una messa in scena, uno spettacolo rassicurante, un’illusione. L’immagine fabbricata di un mondo che un tempo conoscevamo”.


Gli scatti di Nelson sono un colpo al cuore. Abbiamo voltato le spalle a una parte di noi, quella naturale e terrestre.


A livello umano, questo si esprime con un abbandono quasi totale dei nostri lati più irrazionali, a favore di un approccio sempre più mentale alle nostre relazioni.


Irina Werning: sopravvivere all’inflazione

Inflazione non è una parola bella. È un vocabolo spigoloso che non mi esce più dalla testa. La parola arriva dal latino "gonfiatura". Irina Werning fotografa tutti i paradossi delle nostre spese, e dei nostri stipendi. L’ampio rincaro della spesa familiare o individuale ci sta portando a una vita insostenibile.


Scriveva l’autore Sam Ewing, citato dalla fotografa:


"L’inflazione è quanto devi sborsare 15 dollari per un taglio da 10 dollari che quando avevi ancora i capelli ti facevano pagare 5. Tutti stiamo passando attraverso il guado dell’inflazione."


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Al supermercato, gli aumenti sono diventati un fatto quotidiano. Le prospettive future non sono rosee. Non solo i ceti più poveri si sono visti ridurre la propria capacità di acquisto, ma anche le proprie possibilità di cura.


Scrive Irina Werning:


"Ci sono tre modi per far fronte ai conti inevasi di una nazione: il primo è la tassazione, il secondo è il ripudio del debito pubblico, il terzo è l’inflazione. Quest’ultima è l’unica forma di tassazione che può essere imposta senza legislazione. L’inflazione annienta i risparmi, impedisce la pianificazione e scoraggia gli investimenti. I ricchi diventano più ricchi e le masse più povere. Aumenta così la disuguaglianza di reddito già esistente."


La nostra vita dentro a un ecosistema malato

In chiusura: a volte ci preoccupiamo di riscrivere la nostra storia personale. E questo è indispensabile. Ogni tanto è interessante allargare la visione che abbiamo del cambiamento. Perché occorre agire anche in relazione al nostro ecosistema.


Mentre visitavo il festival, mi sono chiesta se sappiamo ancora fare la differenza, nel nostro piccolo. E come posso farla io, oggi, la differenza, oltre le cause già sposate in passato. Non ho risposte. So che le mostre hanno innescato nuovi movimenti, nuove riflessioni interiori.


Giulia Scandolara Gestalt Counseling online, lettura dei tarocchi online, tarologa

Cambiamento individuale e Cambiamento collettivo

Quando entriamo nella dimensione collettiva siamo messi di fronte ad una serie di sfide che non possono più essere ignorate.


Personale e collettivo si fondono, quindi, nel nostro viaggio di consapevolezza. E possiamo renderci conto che non basta cambiare solo per noi. Dobbiamo trovare il coraggio (e un modo) per cambiare anche in relazione all’ecosistema relazionale e ambientale di cui siamo parte.


Ecco perché, ad esempio nella pratica del talento, possiamo chiederci come unirci alla grande transizione in essere su scala mondiale. Servono esseri umani illuminati. E per 'illuminati' s’intende: con una mente e un cuore ben accesi.


Giulia Scandolara - Tarologa professionista, Gestalt e Art Counselor




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